Il Premio Internazionale dell’Operetta 2003

Il Premio Internazionale dell’Operetta 2002
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Il Premio Internazionale dell’Operetta 2004
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TRIESTE – 4 agosto 2003. La popolare cantante-soubrette Daniela Mazzucato si è aggiudicata l’edizione 2003 del Premio Internazionale dell’Operetta, autentico Oscar della lirica leggera, promosso dall’Associazione Internazionale dell’Operetta.

 

L’artistica statuetta, opera dell’insigne scultore Ugo Carà, le è stata consegnata il 4 agosto 2003 al Politeama Rossetti nel corso di un festoso incontro in cui ha cantato assieme al marito, il tenore Max Renè Cosotti, accompagnati al piano da Federico Consoli. E’ la prima italiana e la più giovane vincitrice. “La brillantissima, quasi goldoniana, Daniela Mazzucato risolve con brio originale e vocale la parte da soprano e il doppio ruolo della bisbetica, portando al massimo l’entusiasmo del pubblico d’opera che dopo tre ore si libera, applaude, quasi canta e quasi quasi balla”: così Maurizio Porro ha descritto sul “Corriere della sera” il trionfo della grande artista al Regio di Torino con “Kiss me Kate” di Cole Porter, il musical ispirato alla “Bisbetica domata” di Shakespeare. Il successo straordinario ha spinto Daniela ad accettare anche la proposta per portare in giro per l’Italia un’altra edizione del musical, partendo da Milano e arrivando anche al Rossetti di Trieste, in quel teatro che trent’anni prima l’aveva vista debuttare al Festival dell’Operetta prodotto dal Teatro Verdi in “Fiore di Haway” di Abraham. Aveva accanto Sandro Massimini che diventerà il suo partner ideale. Daniela è l’esempio perfetto di un’artista di estrema, sorprendente versatilità, soprano dolce e squisita nel “Rigoletto” e soubrette indiavolata e irresistibile in “Ballo al Savoy”. Ad appena diciannove anni la Mazzucato debutta alla Fenice di Venezia come Gilda, ma anche come interprete di Wolf Ferrari soprattutto ne “Il Campiello”. Nel ’73 è già alla Scala nelle “Nozze di Figaro” e Abbado e Strehler la guidano nelle “Melarance” di Prokofiev. Poi una collana interminabile di successi in un vasto repertorio, con l’”Elisir” a Berlino e “Bohéme” ad Amburgo con Pavarotti, mentre tra le presenze al Verdi spicca quel galeotto “Matrimonio Segreto” che le ha fatto incontrare il suo Max. Da quando accanto alla voce ha messo in luce anche la sua magica bravura di spumeggiante danzatrice, Daniela non ha più lasciato l’operetta, beniamina del pubblico triestino, in tanti ruoli, dalla vivacissima “Scugnizza”, alla romantica “Sissi”. Nella “Vedova Allegra”, dopo essere stata infinite volte Valencienne, ha finalmente debuttato alla grande come Anna Glawari. Dopo il premio, Trieste l’ha acclamata anche in “Orfeo all’Inferno” e “Al Cavallino Bianco”.