Con Fiume, la città che vanta una ricca storia italiana e la cui Comunità Italiana ha la propria sede in un bellissimo palazzetto neoclassico, Palazzo Modello, Il Centro per la Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana e Dalmata ha voluto incominciare il circuito che porterà lo spettacolo Un calicetto con Suppè, prodotto dall’Associazione Internazionale dell’Operetta FVG, in giro per l’istria e l’Italia, per far conoscere un personaggio Franz von Suppè, compositore di Spalato, di cultura italiana, divenuto il padre dell’operetta viennese.
Il 12 giugno scorso in una sala gremita di pubblico si è tenuta la rappresentazione dello spettacolo, arricchito di nuove arie, pezzi recitati e una sezione didattica.
L’azione si svolge in un’osteria a Trieste verso la fine dell’Ottocento. Una pianista “stagionata” è incaricata di allietare gli avventori. Le attenzioni di Suppè sono tutte rivolte alla cameriera, giovane, ingenua ed innamorata. Toma, l’oste dalmata, è attento ai guadagni, pronto sempre a raccontare storie, autentiche ed originali gag. L’intreccio narrativo è costellato dalle migliori arie del compositore. Da Boccaccio si snocciolano via via l’allegra e spensierata Canzone del Bottaio, le romantiche arie di Mia bella Fiorentina e l’Aria di Fiammetta. Ancora una presentazione del brillante uomo di lettere con l’Aria di Boccaccio e la Canzone del genio, tutta protesa ad incensare l’umore e l’intelletto : Viva il genio il bell’umor! chi non ride ha guasto il cor; chi ben rise ben oprò, tal Boccaccio proclamò. Sempre di Suppè da La bella Galatea, l’inno alla bellezza con La preghiera di Pigmalione. E poi ancora l’esagitato Can Can e il geniale e spassoso Duetto della Mosca dall’Orfeo all’inferno di Jacques Offenbach; un inciso tutto operistico con la barcarola del Duetto tra Adina e Dulcamara dall’Elisir d’Amore di Gaetano Donizetti. Conclude la carrellata musicale la simpatica e grottesca Aria di Adele e lo spumeggiante Champagne dal Pipistrello di Johann Strauss e di quest’ultimo anche il valzer della più classica tradizione viennese con Maschera orsù da Una Notte a Venezia.
Nome d’arte di Francesco Ezechiele Ermenegildo Cav. Di Suppè – Demelli, Suppè nacque a Spalato nel 1819, visse la sua infanzia a Zara per poi trasferirsi a Padova a studiare legge. Nipote di Donizetti, sin da giovanissimo la sua grande passione fu la musica. La sua prima composizione fu eseguita nel 1832 in una chiesa francescana di Zara. Di lui si raccontano straordinari aneddoti e appassionanti memorie, sia di quando trascorreva le sue allegre serate a Trieste all’Osteria del Pappagallo, ritrovo degli artisti cittadini, sia della sua lunga e proficua carriera che lo vedrà a Vienna fondatore dell’operetta viennese, città austriaca nella quale si trasferì giovanissimo alla morte del padre.
L’idea che l’ associazione ha avuto è quella di sviluppare un racconto della figura, in chiave divertente e nello stesso momento celebrativa delle migliori arie tratte dalle composizioni delle sue operette. Tra queste le più note sicuramente Boccaccio, omaggio all’Italia alla quale sentiva profondamente di appartenere, e La bella Galatea, che fu la risposta ironica a La Bella Elena dell’altro grande dell’epoca Jacques Offenbach, che dal mondo tedesco era invece approdato alla Francia e considerato dai più il padre dell’operetta.
Un oste e una cameriera servono gli avventori di una affollata osteria, tra questi un giovane cantante di belle speranze ma “de pochi schei”. Anche la giovane cameriera vorrebbe apparire sulle scene del teatro musicale. L’oste ha visto generazioni di artisti, compositori, pittori famosi o squattrinati nel suo locale, ne conosce i vizi e le virtù; sempre pronto a raccontare aneddoti e storie, pettegolezzi e verità, ma anche ad ascoltare le belle voci che ogni tanto emergono dal grande calderone dei senza possibilità.
L’oste è l’attore e regista triestino Maurizio Soldà, che da tanti anni raccoglie materiale di racconti, storie e tradizioni della cultura giuliana, istriana e dalmata, trasformandole in spettacoli teatrali di natura popolare, quant’anche colti e divertenti. I due cantanti sono il tenore Andrea Binetti e la soprano Marianna Prizzon, per i quali non serve spendere molto sulla loro professionalità nel campo dell’operetta, basti citare che Binetti cominciò la sua carriera con Sandro Massimini e da allora non ha mai smesso di ricordare a Trieste e al mondo l’animo musicale della città. La Prizzon si esibisce in molti teatri italiani e stranieri, sia nel repertorio operistico che nelle operette.
Al pianoforte Antonella Costantini che, oltre ad accompagnare i due protagonisti, sottolineerà l’atmosfera con alcune bellissime arie del compositore dalmata, tra cui numerose Ouverture di grande respiro. Un narratore Rossana Poletti inquadra con brevi tratti storici, ambienti, personaggi e storia musicale.