Il Premio a Tim Rice
Il Consiglio Direttivo dell’Associazione Internazionale dell’Operetta, presieduto da Claudio Grizon e composto da Danilo Soli (presidente onorario), Stefano Curti (vicepresidente), Umberto Bosazzi, Giorgio Cesare, Andrea De Col , Paolo de Gavardo, Romolo Gessi e Massimo Romita, costituitosi in commissione giudicatrice, dopo aver consultato noti esperti del teatro musicale, ha deciso all’unanimità di assegnare il Premio Internazionale dell’Operetta – XXIII edizione a Sir Timothy Miles Bindon Rice, in arte più familiarmente Tim Rice, da diversi anni ormai acclamato protagonista del mondo musicale, al di qua e al di là dell’oceano, quale autore di testi e canzoni per musical, film, produzioni televisive e radiofoniche di strepitoso successo.
Nato il 10 novembre 1944 a Amersham, in Inghilterra, Tim Rice ha studiato alle Aldwickbury e St.Albaus Schools, nonché al Lancing College, per passare poi alla Sorbona di Parigi e approdare infine a 22 anni alla Emi Records,dove, reclutato nella gestione, ha seguito il produttore Norrie Paramor come assistente, assieme a Cliff Richards. Il 1967 è l’anno dell’incontro decisivo con il musicista Andrew Lloyd Webber, con il quale collabora febbrilmente alla nascita di tanti capolavori, di cui sono note le sensazionali vicende, a Broadway e nel West End,con riflessi in tutto il mondo, dall’album di dischi allo spettacolo teatrale. Sono numeri di repliche da capogiro per successi ormai scolpiti nella storia del teatro musicale, da “Joseph and the amazing technicolor Dreamcoat” al leggendario “Jesus Christ Superstar”, da “Evita” sul mito di Eva Peron a “Cricket”, varato nel 1986 per i sessant’anni della regina Elisabetta, fino a “The likes of us””, scritto nel lontano ’65, ma messo in scena soltanto nel 2005.
Ma all’arte di Tim Rice non è ricorso soltanto Lloyd Webber: è del 1983 la produzione di “Blondel” con musiche di Stephen Oliver, rimesso in scena nel 2006, mentre nel 1986 si arriva a un altro geniale capolavoro, il musical “Chess”, vale a dire “Scacchi”, lo stimolante spettacolo approdato ora, come “Joseph”, “Jesus Christ” ed “Evita”, anche al Politeama Rossetti di Trieste, con almeno due memorabili canzoni “One Night in Bangkok” e “I know him so well”, musicate da Ulvaeus e Andersson, gli svedesi del mitico gruppo degli Abba. Successivamente, dal 1993, Tim Rice ha lavorato per la Walt Disney Company assieme ad altri musicisti, quali Alan Menken ed Elton John, scrivendo i testi per “The Lion King” e “Aida”, spesso intrecciando il teatro al cinema, tanto da meritare negli anni 90 il conferimento di ben tre Premi Oscar: per il film “Aladdin” con “A whole new World”, per il film “Il re Leone” con “Can you feel the Love tonight” e per il film “Evita” con “You must love me”. Tanti altri sono i prestigiosi riconoscimenti che ne hanno costellato la carriera, coronata dalla nomina a baronetto. E su musiche di Alan Menken come non ricordare anche i testi per il delizioso “Beauty and the Beast”, che ora conquista Roma, e il senso biblico che anima l’oratoriale “King David” ?
Sir Rice è stato spesso ospite di trasmissioni radiofoniche come” Just a Minute” e” Trivia Test Match” e ama affermare ironicamente che negli Stati Uniti la sua fama è legata più che altro all’apparizione nel film “About a Boy” con Hugh Grant. Tra i suoi interessi spiccano il britannico gioco del cricket e la matematica, ma è anche un tifoso del Sunderland, il cui ateneo nel 2006, con una cerimonia allo stadio, gli ha conferito il dottorato in lettere. E’ pure cofondatore del Guinness Book of British Hit Singles e ha lavorato come editore dal 1977 al 1996. Un’attività veramente eccezionale, insomma, che testimonia la brillante vitalità di questo mago del teatro, che noi troppo facilmente etichettiamo come “librettista” o “paroliere”, e che invece spesso mette le mani nella musica, come fece Lombardo nell’operetta , determinando da solo il successo di uno spettacolo. L’Associazione Internazionale dell’Operetta è quindi ben lieta di potergli attribuire l’ambito riconoscimento nel segno della continuità di una grande tradizione, che da William Gilbert a Oscar Hammerstein ha spesso raggiunto le vette dell’autentica poesia.