Il Premio Internazionale dell’Operetta ad Aurora Banfi
Il Consiglio Direttivo dell’Associazione Internazionale dell’Operetta, presieduto da Claudio Grizon e composto da Danilo Soli (presidente onorario), Andrea De Col (vicepresidente vicario), Stefano Curti (vicepresidente), Livia Amabilino Bobbio, Umberto Bosazzi, Giorgio Cesare, Paolo de Gavardo, Romolo Gessi, Raul Lovisoni, Piero Srebernik, Bruno Sulli e Giuseppe Zudini (consiglieri), costituitosi in commissione giudicatrice, dopo aver consultato noti esperti del teatro musicale, ha deciso all’unanimità di assegnare il Premio Internazionale dell’Operetta 2008 alla cantante e soubrette italiana Aurora Banfi, quale protagonista ineguagliabile per grazia, brio e comunicativa del festival triestino organizzato dalla Fondazione del Teatro Verdi e giunto a tagliare il traguardo delle quaranta edizioni consecutive.
Nella sua lunga e brillante carriera, la Banfi, milanese autentica, ha dimostrato una sorprendente vitalità, imponendosi fin da giovanissima nella compagnia di riviste Scandurra-Campanini e poi con Wanda Osiris nello spettacolo “Galanteria”. Il suo smagliante sorriso e il suo fresco entusiasmo la fecero emergere con Nino Taranto nel “Terrone corre sul filo” e con Renato Rascel, che la volle accanto nella grande cavalcata di “Enrico 61”, con la quale arrivò anche al Teatro Verdi di Trieste nel centenario dell’unità d’Italia. E ancora Macario, Dapporto, Chiari e Bramieri, tutti i grandi dell’epoca d’oro della rivista, da cui raccolse, come suol dirsi, l’arte del mestiere.
Ma intanto Aurora aveva conosciuto anche il mondo dell’operetta, grazie al comico Elvio Calderoni, con il quale portò al successo tanti titoli, e non solo i più famosi, come luminosa primadonna, da “Primarosa” a “Lisbona di notte” con fortunate tournées anche in Sud America. Quando nel 1970 il Rossetti di Trieste rialzò il sipario sul festival dell’operetta, Aurora Banfi era al suo posto, spiritosa ed elettrizzante più che mai, come Bon Bon nel “Paese dei Campanelli”. Cominciò così un’invidiabile serie di successi, che si susseguirono nella città giuliana, facendo della Banfi la regina della simpatia: nel ’73 “La danza delle libellule”, nel ’74 “La donna perduta”, nel ’75 ancora i “Campanelli”, nel ’76 “Il Conte di Lussemburgo”, nel ’77 “Cin-ci-là”, nel ’78 ancora “La donna perduta” e “Casta Susanna”, che tornerà nell’81, assieme a “Contessa Mariza” e nell’82 “La danza delle libellule” e “La Principessa della csardas”. Poi, nel 1995, l’atteso ritorno in “Sissi” di Kreisler alla sala Tripcovich, come Ludovica, la mamma della futura imperatrice. Nel 1997 infine la grande sorpresa al Rossetti, quando Aurora Banfi riapparve, applaudita con entusiasmo, in “Un paio d’ali, esuberante padrona di casa con Micheli, Mattioli e Sabrina Ferilli per intonare “Domenica è sempre domenica”.
Sono queste le tappe triestine di Aurora Banfi, più che sufficienti a giustificare nel ‘95 la presenza del suo nome nel gotha della piccola lirica premiato a Grignano nella magica Notte in riviera dedicata alla moglie del grande compositore Robert Stolz. Ma va sottolineato l’apporto che ella ha saputo dare al teatro anche come regista, mettendo a profitto la sua eccezionale esperienza. Basterebbe ricordare al riguardo la spassosa “Vedova allegra” messa in scena a Torino nel 1997 con uno scatenato Lando Buzzanca, dove fu molto applaudito anche il triestino Andrea Binetti. Molte altre le affermazioni, grazie a una decina di produzioni itineranti lungo gli anni Novanta, da Milano a Roma a Bari; e ogni tanto eccola riapparire in scena, come nel ’98 in “Un mandarino per Teo”, dove Maurizio Porro la segnala come il meglio dello spettacolo, accanto a Enzo Garinei. E nel 2000 a Milano, nel musical tratto da “Il mago di Oz”, dove Alvise Sapori nota che la Banfi sa dare voce e simpatia alla zia di Dorothy e alla strega buona. Poi, come se non bastasse, un tuffo anche nella prosa, nel delizioso, micidiale congegno di “Arsenico e vecchi merletti”, allestito a Torino da Rossi Gastaldi con la Banfi, la Innocenti e Piero Nuti. E nel 2001, ciliegina sulla torta, ecco il presidente Ciampi consegnarle le insegne di ufficiale della Repubblica italiana. Oggi la verve senza tramonto di questa amabile donna di spettacolo è esaltata nei Dvd della serie sulle grandi operette e sulle commedie musicali di Garinei e Giovannini. Tutti possono così rivederla piccante Cin-ci-là far disperare Sandro Massimini al Politeama Rossetti oppure esuberante Carlotta Pommery nella “Danza delle libellule”. Oppure ancora, radiosa bellezza ventenne, accanto al mitico Renato Rascel in “Enrico 61”. Dvd che si guardano con un po’ di nostalgia, ma anche con orgoglio perché confermano, assieme al riconoscimento per Aurora Banfi, che Trieste rimane, malgrado tutto e malgrado tutti, la capitale italiana dell’operetta.